Il Turati, fervente socialista, propugnò con attivissima propaganda le dottrine più avanzate del socialismo in Milano e nelle campagne, istituendo, anche nei più piccoli paesi, comitati e circoli; attrasse nell'orbita del partito la Lega ferroviaria, la Camera del lavoro con trenta società operaie e di mutuo soccorso confederate, ed altri sodalizi, falsandone la primitiva istituzione. Esso è l'autore dell'Inno dei lavoratori divenuto il grido di guerra del partito; è direttore della Critica Sociale; nella quale rivista, detta scientifica, si trova per esempio una nota del seguente tenore: come diavolo mai l'anno scorso venne in mente al Costa di appoggiare la proposta d'Imbriani per chiamare l'esercito non Regio, ma Nazionale? ma l'esercito è bene che si chiami regio come il lotto, come gli impiegati, come la questura, come tutto ciò che vi è di sudicio in Italia. Il Costa doveva invece proporre che fosse intitolato regio anche il debito pubblico. (N. 9 del 1.º maggio 1898). È altresì da notarsi che in un articolo intitolato "Il Domani" contenuto nel N. 6 del 16 marzo 1896, parlandosi dei gravi moti avvenuti in diverse città d'Italia dopo la battaglia di Adua, si preconizzò fin d'allora che Milano, la città cui son volti tutti gli sguardi, sarebbe stata l'arena della rivoluzione futura; e si previde che a Milano da 40 a 60 mila persone d'ogni età, d'ogni sesso si riversino senza intesa nelle vie, si addensino al centro, unite da un solo grido, da un solo entusiasmo, cui non manca se non chi sappia imprimergli direzione rapida e precida per vedere instaurato nel Comune un governo provvisorio locale repubblicano.
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