Che intanto sulla fine dello scorso aprile a causa del disagio economico delle popolazioni, del quale i capi dei partiti non mancarono di approfittare, cominciarono moti e tumulti in alcuni paesi e cittą dell'Italia meridionale, e a traverso le Marche, le Romagne e la Toscana, proseguirono a Parma, Piacenza, Pavia e raggiunsero Milano, ove, per le circostanze e le condizioni gią esposte, dovevano pur troppo avere il loro pieno sviluppo, e cangiarsi in aperta insurrezione.
Che infatti nelle ore pomeridiane del 6 maggio al Ponte Seveso ed in via Napo Torriani gli operai dello Stabilimento Pirelli si dettero a tumultuare sotto vari pretesti e specialmente per l'arresto di un individuo che spargeva un manifesto socialista diretto: ai Cittadini lavoratori; e tali tumulti si cambiarono in rivolta e guerra civile con devastazioni e saccheggio nei successivi giorni 7, 8 e 9, nei quali le turbe - numerosissime di persone di ogni etą e di ogni sesso - si riversarono nelle vie, innalzarono alle porte dei diversi rioni della cittą molte barricate, trassero dalle barricate medesime, dalle strade, dalle finestre e dai tetti contro la truppa e gli agenti della forza pubblica colpi di fuoco, sassi e tegole, con l'intento di addensarsi poi al centro unite da un solo grido, da un solo entusiasmo ed instaurare nel Comune un governo provvisorio locale repubblicano, come appunto aveva preconizzato il Turati nella Critica Sociale fino dal 16 marzo 1896, e sarebbero riusciti nei loro disegni senza l'energia delle Autoritą superiori militari, l'annegazione, il coraggio e la disciplina dell'Esercito.
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