Qui, ove il rincaro del pane non poteva essere causa sufficiente, la spinta fu data da un manifesto diretto ai lavoratori italiani, nel quale si leggono frasi eccitanti alla ribellione e che stampato nel giorno 5 maggio fu divulgato nel pomeriggio del giorno 6 successivo nelle località di Ponte Seveso e Napo Torriani, ove maggiore è il numero degli operai addetti ai vari stabilimenti industriali colà esistenti.
Che quel manifesto essendo stato colpito da sequestro della Procura Generale, fu eseguito l'arresto d'uno degli spacciatori, ma alcuni operai cominciarono subito a tumultuare ed astenersi dal lavoro, reclamando la liberazione dell'arrestato.
Che informato di quanto avveniva in quella località, l'accusato Turati vi si recò subito coll'ora condannato in contumacia Dino Rondani e parlando agli operai promise d'intromettersi presso le autorità onde l'arrestato fosse posto in libertà, e raccomandando loro di rimanere tranquilli, disse che quello non era il momento opportuno per scendere in piazza, che quel momento lo dovevano scegliere loro, e non la questura, e che quando quel momento fosse venuto egli sarebbe stato con loro, a fare le fucilate.
Che il Turati recatosi dal Questore, dal Procuratore del Re ed alla Prefettura, ripetè con parole certo meno accentuate lo stesso concetto, ed ottenne la liberazione dell'arrestato, la quale fu concessa nella speranza di evitare mali maggiori. Recatosi nuovamente il Turati dagli operai rese conto della sua missione e si allontanò.
Che poco dopo, in una via adiacente, mentre le guardie rientravano alla loro caserma, furono accolte da una fitta sassaiola, ed intervenuta la truppa fu necessario far uso delle armi.
| |
Ponte Seveso Napo Torriani Procura Generale Turati Dino Rondani Turati Questore Procuratore Prefettura Turati
|