Una guardia di P. S. venne uccisa da un colpo di revolver partito dai tumultuanti; rimase pure morto un operaio e vi furono diversi feriti.
I tumulti cominciati nella sera ebbero disgraziatamente seguito nel mattino del 7; gli operai, parte volontari e parte costretti dai compagni, disertarono gli stabilimenti, la rivolta si propagō in varie parti della cittā, sorsero barricate, furono saccheggiati palazzi e negozi, ed in quel giorno e nei successivi 8 e 9 la truppa si trovō sempre di fronte ai rivoltosi, dovette far uso delle armi e vi furono morti e feriti.
Che, premesse queste constatazioni generali, č d'uopo esaminare da quale causa ebbero origine i tumulti. Si volle far credere, che quanto successe in quei giorni in Milano non fu che un movimento teppistico, ma troppi argomenti stanno a provare che fu l'effetto di teorie sovversive da lungo tempo instillate negli operai dai vari circoli socialisti e repubblicani, i quali tendevano con metodi diversi ad un unico fine, quello di mutare violentemente la costituzione politica dello Stato.
In altra sentenza in questo Tribunale fu giā affermato che i moti scoppiarono improvvisamente, che i capi dei vari partiti furono sorpresi dagli avvenimenti, e questo giudizio viene ancora confermato dalle risultanze di questo dibattimento. Questa č certo l'unica ragione per la quale i partiti non hanno potuto prendere accordi definitivi, quali dovevano essere nel loro pensiero. Nč la riunione in casa del dott. Ceretti, nč il tentato, ma non avvenuto convegno all'Italia del Popolo fra repubblicani e socialisti, sono sufficienti per provar con certezza l'esistenza di un concerto sul mezzi d'esecuzione, ed i nuovi elementi sorti dalla discussione di questo processo non sono tali da infondere nel Tribunale una diversa convinzione.
| |
Milano Stato Tribunale Italia Popolo Tribunale
|