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      Ma più nella marina che nell'esercito. Il Lovett redattore della Charta, ricorda nella sua autobiografia lo spavento che produceva tutte le volte che sbarcava colle sciabole d'abbordo sguainate. Il grido che dessa arrivava faceva prendere alla gioventù la campagna o i monti.
      I tribunali e le assisie consideravano le moltitudini non al disopra del bestiame. Il cosidetto fellone, fino al 1836, alla vigilia della Charta, non aveva neppure diritto alla difesa, vale a dire a farsi rappresentare dall'avvocato, e al condannato a morte non si accordavano che poche ore dalla sentenza. Lo si impiccava e squartava all'indomani in pubblico.
      Non parliamo della legislazione operaia. Non esisteva che la tirannia padronale. A Glasgow - nella Scozia - non appena la gente dei lavorerii si federarono per uno sciopero, i padroni li chiusero fuori dalle fabbriche. Nel 1834, per esempio, sette conciatori di Bermondsey, a poche miglia dalla metropoli, vennero condannati al carcere per essersi licenziati prima di avere finito di conciare un numero di pelli. Malgrado si fosse in piena propaganda socialista, l'infanzia non aveva che qualche asilo. Per loro l'alba della legislazione non apparve che nel 1838, quando il Parlamento votò la legge che limitava il lavoro dei fanciulli sotto i 13 anni a otto ore e dichiarava illegale l'occupazione della ragazzaglia sotto i 9. I giovani sotto i 18 potevano lavorare 69 ore la settimana.
      Le leggi contro il diritto di associazione (combination laws) erano scomparse da poco.


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L'insurrezione chartista in Inghilterra
di Paolo Valera
Uffici della Critica Sociale Milano
1895 pagine 125

   





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