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      Perchè, come tutti sanno, i chartisti, tali e quali, esistevano anche prima del 1817, quando lord Castlereagh li denunciava alla Camera come "rivoluzionari che volevano rovesciare la monarchia per sostituirle una repubblica a base di suffragio universale". Ma del "nobile lord" e dei chartisti di prima maniera ci occuperemo più tardi.
     
      III
     
      Feargus O' Connor.
     
      I leaders del chartismo furono parecchi. Ma l'anima del movimento fu Feargus O' Connor. Ne fu la penna, la voce, la minaccia. Alto, erculeo, eloquente, con una faccia tutta irlandese. I suoi contemporanei lo chiamavano un demagogo o un agitatore. In verità era un avvocato nutrito di letteratura indignata.
      Sulla piattaforma era un sacco di storia che sparpagliava sulle masse, che ascoltavano sospese alle sue labbra, i "delitti legali". Massacri, coercizioni, miseria, impiccagioni. La turbolenza della sua fraseologia rimescolava, risvegliava, gettava nella testa i diritti delle moltitudini e faceva germogliare negli individui la rivolta.
      Il suo odio era profondo come la sua amicizia.
      Quando il Governo fece arrestare il reverendo (metodista) J. R. Stephens - uno dei più violenti oratori chartisti - per aver denunciato il proclama, che proibiva i meetings degli esercizi militari notturni illuminati dalle torce, come un insulto al popolo oppresso e una violazione alla costituzione, O' Connor, contrario a questo sistema, si dichiarò per Stephens. Molti, come il Lovett, autore della "Charta", avrebbero voluto ch'egli lo sconfessasse perchè "pericoloso" al movimento.


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L'insurrezione chartista in Inghilterra
di Paolo Valera
Uffici della Critica Sociale Milano
1895 pagine 125

   





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