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      Essa venne deposta sul tavolo della presidenza da otto uscieri.
      Il deputato Attwood la circondò di un discorso senza riuscire a commuovere gli onorevoli. Essi rifiutarono di prenderla in considerazione con 255 voti contro 46.
      Tutto era finito. Taylor - un repubblicano dai capelli lunghi e bipartiti - dalla cravatta rossa - dal copricapo floscio - un uomo che aveva ereditato da qualche mese 30.000 sterline - che non credeva che nella rivolta a mano armata - riassunse la sua collera con una frase: "Mano alla torcia!"
      Che fare?
      Il popolo si abbandonò alla forza fisica. Malgrado la proibizione governativa, i chartisti continuavano ad armarsi, ad esercitarsi alle armi ed a meetingare, dopo il tramonto, con selve di fiaccole. I discorsi rinvigorivano. Il boycottaggio (ostracismo sociale) si propalava. Si andava di bottega in bottega a domandare: Siete chartisti? E chi diceva: no! veniva registrato sul libro nero. Si pensò di punire l'Inghilterra testarda col sacred month o col mese sacro, equivalente a uno sciopero generale per un mese.
      Gli operai e i non operai chartisti dovevano astenersi da qualunque lavoro per obbligare le classi dominanti a curvare la testa e a concedere la Charta. Taylor, oltre al mese sacro - il quale, tra parentesi, doveva incominciare il 12 agosto - propose un run o un'irruzione sulle Banche: tutti i chartisti dovevano invadere e portar via del loro fin l'ultimo soldo.
      Fu Bronterre O' Brien, il rivale di O' Connor, e il direttore dell'Operative - che mandò a monte il mese sacro colla proposta di sottoporre la questione al popolo.


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L'insurrezione chartista in Inghilterra
di Paolo Valera
Uffici della Critica Sociale Milano
1895 pagine 125

   





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