Per gli impazienti e pei mangiaborghesi ebbe parole che sembravano buffetti. "Incapaci e sdegnosi di ragionare dalla causa all'effetto, non possono e non vogliono vedere che certi preparativi sono necessari prima che il popolo possa essere in condizione di sfidare i propri rulers. In generale queste persone sono grandi chiacchieroni, che fanno, per mancanza d'argomenti, del chiasso con delle parole ampollose e strepitose."
VII.
Le disfatta chartista.
In questa insurrezione inaffiata di sangue e di poesia il 4 novembre 1839, c'è un po' di tutto. C'è la testa scaldata dall'idea civile che la rivolta è un dovere o una virtù cittadina laddove impera la tirannia, e c'è chi trascolora con in mano il fucile del ribelle. C'è chi è carico di entusiasmo che rovescia sui nemici della volontà popolare, e c'è chi è carico di paura che infiamma le calcagna. C'è l'impeto generoso delle insurrezioni impensate col tipo che muore lietamente tra le grida augurali ed animose dei compagni e i fragorosi pam! pam! pam! delle scariche, e c'è la sciagurata ingenuità di chi crede che basti un allarmi! perchè le moltitudini si congiungano agli insorti e i soldati facciano causa comune col popolo.
C'è di tutto. C'è il furore chartista che si dissolve nella disfatta come un sogno, lo scoraggiamento che conduce alla delazione, l'ambascia imperlata di lagrime di chi rifà la strada del cottage senza vittoria e l'epilogo che si sdraia nel disastro come un funerale.
Il capo degli insorti gallesi fu Giovanni Frost, negoziante di panni e magistrato (equivalente al nostro giudice conciliatore) della città di Newport, nella contea di Moumonth.
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Giovanni Frost Newport Moumonth
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