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      Il Frost era uno di quelli uomini che nascono democratici e tali rimangono anche quando l'ambiente vorrebbe imborghesirli o aristocratizzarli. La sua fotografia vi traduce la sua bonarietà e la sua agiatezza. Ha i piedi negli stivali eleganti, le gambe nel bristol nero, il ventre nel panciotto dello stesso panno e indossa il surtout dal baverone classico che si restringe alle reni e va giù, ampliandosi, oltre il sedere. La sua camicia è linda e il fazzoletto di seta nera, che gli gira due o tre volte il collo, ti trasporta tra una collezione di filantropi appesi alle pareti degli ospedali. Grassottello fino a lasciarti vedere la ridondanza carnosa sulle punte del solino, senza baffi, senza pizzo, con quattro peli che si arrampicano fino ai lobi delle orecchie, con un naso puntuto, con degli occhietti dolci e poco pelosi, col grosso dei capelli ravviati a sinistra, colla scriminatura bassa a destra e due rosoni di capelli che gli nascondono la parte più larga degli ordigni auricolari. Era in lui un zinzino di puritanismo e dal Lilburne(2) del tempo cromwelliano sembrava avesse ereditata la combattività contro l'ingiustizia e il despotismo.
      Profondamente religioso come i suoi conterranei, credeva "Dio" il padre universale e la società composta di fratelli, i cui diritti dovevano essere rispettati. Non appena il Vincent del quale il Frost divenne intimo - andò per l'immenso bacino carbonifero al sud del principato di Galles a predicare il nuovo vangelo politico, il Frost si sentì invaso dal chartismo e si gettò nel movimento colla fede del crociato.


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L'insurrezione chartista in Inghilterra
di Paolo Valera
Uffici della Critica Sociale Milano
1895 pagine 125

   





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