Tutta la regione è intersecata di vallate e gremita di 40.000 minatori che facevano risuonare le convalli dell'inno chartista: Cadete, tiranni, cadete!
Il pretesto, almeno si suppone, della conquista di Newport era la scarcerazione di Vincent e degli altri chartisti in gattabuia. Lo scopo vero era una insurrezione che doveva incominciare a Newport, attraversare il Severn, correre da Bristol a Birmingham, diffondersi per le città centrali dell'Inghilterra, incendiare il nord del Northumberland, passare il Tweed e chiamare alle armi i chartisti scozzesi.
Il numero degli insorti nuota ancora nelle supposizioni. Il Times ne registrò 8000, il Daily Chronicle 1000, gli altri giornali 20.000, e un rapporto chartista - il quale dà probabilmente la cifra esatta - 10.000. Erano armati come tutti gli insorti di questi moti. Di fucili, di carabine, di archibugi, di zappe, di picconi, di pistole, di scuri, di randelli e di sciabole.
Le colonne che dovevano marciare su Newport erano tre e tre i punti di partenza: Blackwood, Nantyglo, Pontypool. La prima comandata da Giovanni Frost, la seconda da Zephaniah Williams - proprietario di una birreria nella valle di Colebrook, ove convenivano i chartisti - la terza dall'orologiaio William Jones.
Un giovinotto della terza "divisione", prima di mettersi in marcia scrisse questa patetica letterina:
Pontypool, domenica sera 4 novembre 1839.
Cari genitori,
Spero che questa mia vi troverà in buona salute. Questa sera sarò impegnato in una gloriosa battaglia per la libertà. Se piacerà a Dio di risparmiarmi verrò tosto a casa.
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