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      Ma se morissi non piangetemi, perchè sarò caduto per una nobile causa. Addio.
      GIORGIO SHELL.
     
      In sulle prime ore del 3 di sera, pattuglie chartiste andavano di villaggio in villaggio e di porta in porta a raccogliere i restii, i titubanti, i paurosi e coloro che non potevano svincolarsi dalle braccia della moglie o della donna che piangeva dirottamente.
      A mezzanotte le tre divisioni dovevano essere nei dintorni della "Quercia Gallese" - una pubblichouse vicino a Risca - ove il Frost ne avrebbe assunto il comando generale e da dove l'esercito chartista avrebbe mosso alla volta di Newport.
      Il piano strategico di questo generale era semplice. Entrare in città nel fitto della notte, intimare la resa ai soldati e ai policemen si e no volontari (special constables) o farla con loro a fucilate e a randellate, sorprendere le autorità locali in letto, far saltare il ponte che attraversa il fiume Usk per impedire alla posta di andare a Birmingham, e dalle montagne circostanti annunciare la vittoria colla luminaria dei fusi volanti.
      Mentre le tre colonne avanzavano verso il punto di riunione, il cielo divenne negro come la notte e il tempo incominciò a gocciolare con dei brontolii e poi a imperversare con una pioggia torrenziale illuminata dai lampi.
      Pareva una vendetta del dio antichartista. I cronisti hanno dimenticato i particolari di questo diluvio. Ma desso fece più che un esercito nemico. Alcuni montanari, ancora pencolanti se l'insurrezione fosse un diritto del suddito oppresso, videro in questo rovescio d'acqua l'ordine dell'altissimo di ritornare alle capanne, altri perdettero gli ardori, le moltitudini inzuppate fino al bulbo capillare immusonirono e i pochi giunti alla "Quercia Gallese" non sentivano più la gaiezza che permette di andare allegramente dove il pericolo è maggiore.


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L'insurrezione chartista in Inghilterra
di Paolo Valera
Uffici della Critica Sociale Milano
1895 pagine 125

   





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