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      È dunque naturale che si sia obbligati ad eccitarli a leggere con parole ampollose.
      Signori giurati! ho circa 43 anni. Ieri sera qualcuno mi domandò se ne avevo sessanta. Se avessi avuto, come tanti, vita agiata, invece di darmene sessanta, me ne darebbero trentasei. Incominciai come tessitore, col telaio a mano, nel 1810, quando non avevo che 10 anni. La prima settimana guadagnai venti lire. Continuai questo mestiere a casa fino al 40. A quest'epoca avevo moglie e tre figli. Nel 40, con moglie e figli, il mio settimanale non era che di 9,60. Ma non avevo che questa alternativa: o andare alla fabbrica per questa somma o divenire suddito della carità pubblica. Detestavo la fabbrica dal fondo del cuore. Ma, piuttosto che il numero di povero della parrocchia, mi vi ci adattai. Non ci volle molto per vedere i mali che produce questo sistema esecrabile - sistema che, più di ogni altra cosa, ridurrà questo regno alla ruina se non sarà cambiato. Ho letto non poche lettere di quel nobile re del Yorkshire (Riccardo Oastler, chiamato in allora, il
      re della fabbrica") il leader del movimento delle 10 ore. Divenni io pure un avvocato del bill delle 10 ore. Ho continuato a difenderlo e a propagarlo e continuerò fino all'ultimo alito della mia esistenza. Dopo sette anni che lavoravo alla fabbrica, incominciò a insinuarsi in un modo o nell'altro la riduzione. Stavo a Stockport. Vi erano padroni che per una ragione o per l'altra avevano sempre bisogno di dar meno salario. Veduto che questo era un male, divenni un accanito oppositore della riduzione e lo sarò sempre fino all'ultimo giorno della mia vita.


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L'insurrezione chartista in Inghilterra
di Paolo Valera
Uffici della Critica Sociale Milano
1895 pagine 125

   





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