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Il 48 a Londra.(7)
Sono giunto qualche giorno prima per assorbire un po' di quest'ambiente che aggiungerà, dicono i chartisti, una rivoluzione alle rivoluzioni che hanno vuotato parecchi troni.
Piove ma non fa freddo. Le vie sono infangate come non ne avete idea. I pedoni sprofondano nei guazzi senza abbandonarsi alle maledizioni. Le vetture pubbliche sono sucide, scrostate, inzaccherate. Il cocchiere traduce il ladro che si è impadronito di un copricapo qualunque dal cenciaiuolo. Mezz'ora di cabriolet me l'ha fatto scontare con tre scellini e mezzo.
Così in blocco mi sembra di essere perduto in un aggruppamento di villaggi. La noia cittadina trionfa in tutte le vie. Ci sono molti venditori di focacce che sbucano da tutte le parti colla corba in testa e il campanello in mano che agitano fino alla seccatura. Domattina alle otto ci sarà un'esecuzione pubblica a Newgate - la prigione più rinomata della metropoli. Il proprietario della liquoreria in faccia rifiutò, voltandomi la schiena, le mie 4 sterline pel diritto di mettere la testa nel vano della sua finestra. Ne ha rifiutate ieri sera 50!
Dovunque degli ubbriachi che barcollano o che precipitano. Sono completamente guarito dall'ubbia della prostituzione libera. A Londra è una persecuzione. Le misses lerce, le misses bruciate dall'alcool, le misses gualcite dalle stagioni consumate sul selciato, ti tirano per le falde, ti prendono pel braccio, ti rincorrono colla fraseologia pornografica e ti mettono magari le mani in saccoccia, a due passi dai policemen.
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