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      Venite pure, come amici, a domandarci dei servigi. Venite a noi, come petizionisti, a spiegarci i vostri bisogni. Ma non venite a noi come aggressori di strada, per terrorizzarci ed indurci ad assistervi.
      Siamo noi il popolo e noi non permetteremo mai che ci si porti la
      Charta del popolo" alle porte del nostro Parlamento
      Per popolo, scrisse il Morning Chronicle, in queste giornate chartiste, intendiamo la classe superiore e la classe media e tutti coloro che hanno dei beni, del credito e del carattere. Per mob, una accozzaglia composta principalmente di avventurieri politici della feccia, di demagoghi che fanno dell'agitazione un mestiere, di operai ignoranti e illusi e di disoccupati e di ciò che gli scrittori di statistica chiamano classi pericolose. Voi non siete il popolo. Voi ne usurpate il nome. Voi non rappresentate che voi stessi.
      La chiusa del manifesto chartista al popolo, che dice umilmente, in ginocchio, che questa grande dimostrazione metropolitana accompagnerà la "preghiera del popolo", vale a dire, la petizione chartista, fino alle porte delle Camere legislative, è presa a calci dalla stampa e dal popolo del Morning Chronicle. È della minaccia camuffata, della sedizione appiattata nel periodo che striscia, della rivolta incipiente. Ve la daremo noi la preghiera del popolo!
      I chartisti alla loro volta, nella seduta della Convenzione nazionale di ieri, chiamano quotidiani, settimanali e bisettimanali, infamous papers. Essi coacervarono la loro collera in una mozione che accusa la stampa londinese di essere la vera nemica delle classi lavoratrici.


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L'insurrezione chartista in Inghilterra
di Paolo Valera
Uffici della Critica Sociale Milano
1895 pagine 125

   





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