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      Pranza stasera da Palmerston. Vi è pure invitato Greville, il diarista delle corti di Giorgio IV, di Guglielmo IV e di Vittoria.
      Tra il popolo inglese il nome di Guizot è sinonimo di tutto ciò che c'è di putrido nel dizionario. Lamartine vi torreggia. A ragione o a torto si suppone che la rivoluzione sia il risultato dei suoi Girondini. Il suo stile avrebbe incendiato i cervelli.
      Alle sezioni di polizia c'è ressa come nelle giornate di sommossa generale. Gente di fuori, sui marciapiedi, in coda, che aspetta in silenzio la volta di prestare il giuramento. La maggioranza è in tuba, in guanti e fuma dei manilla e degli avana. Tra i panciuti che aspettavano alla entrata di quella di Westminster, ho veduto il principe Napoleone coi suoi occhi e i suoi baffi da carabiniere. Sente anche lui la voluttà del riformicida.
      Sembriamo alla vigilia di un assedio. Non c'è famiglia con qualcosa da conservare che non abbia il martello in mano. Conficcano dei chiodi lunghi alle finestre, agli usci, alle entrate e ve li ribadiscono con dei colpi poderosi. Gente, al martello! Qua delle travi che triplichino la resistenza delle porte, lassù, sui davanzali, dei sacchi di terra che impediscano alle palle i delitti, e laggiù una popolazione di bastoni di ferro acuminati o a lancia che proteggano dalle invasioni.
      La Banca d'Inghilterra, colla palafitta che le gira intorno e coi sacchi d'argilla accumulati sui cornicioni e tra le finestre e coi portoni barricati, ti inquieta, ti riproduce il fermento. La Mansion-House - la residenza ufficiale del lord mayor - ha assunto l'aria di rocca civica.


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L'insurrezione chartista in Inghilterra
di Paolo Valera
Uffici della Critica Sociale Milano
1895 pagine 125

   





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