Ho dimenticato dirvi che tra i "volontari" ho veduto molto servidorame dell'aristocrazia. Questa classe mi fa appendere al cavicchio della memoria la convinzione che sarà l'ultima a sentire il pungolo della emancipazione politica ed economica. È così melensa da vedere negli avanzaticci del padrone il proprio benessere!
Il sole campeggia in un cielo luminoso.
Coi processionisti che passano dallo steccato di Kennington Common, entrano i "confederati irlandesi" colle loro bandiere dall'arpa sul fondo verde marginato d'arancio. Sur una di esse è il motto della emancipazione nazionale: Che ogni uomo abbia il suo paese. Sull'altra, su quella della "brigata di Emmet" - un martire dell'isola conquistata - è la disperazione fusa nella speranza: Che cos'è la vita senza libertà?
La paura cittadina è nella chiusura generale delle botteghe al di qua e al di là del Tamigi. Non ho trovato aperte che quelle di tre gioiellieri di Regent street. Ma tutte e tre queste case erano piene di volontari e di policemen fino ai tetti. Ho bussato all'Horns Tavern in faccia a Kennington Common, per un bicchiere di non importa che cosa per dissetarmi. Aprite che sono un viandante! Mi si rispose dalla finestra con una ventina di randelloni!
I due tiri a quattro e a sei sono nel mezzo circondati da un'ampia superficie increspata di teste, dalla cui profondità escono alti i lenzuoli colorati coi motti delle moltitudini:
- Parlate colla voce, non col moschetto!
- Noi siamo tre milioni e vogliamo i nostri diritti!
- La Charta o nulla!
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