- Che il lavoro abbia il suo dovuto e il mio cuore sarà contento.
- Il popolo è la sorgente dell'industria e deve essere il primo a partecipare ai suoi frutti.
- Vivi e lascia vivere!
Non si può dire che le masse siano terrorizzate, perchè non pochi dimostranti susurrano l'aria di mourir pour la patrie. Ma se lo fossero non potrei chiamarle vigliacche. Sono passate, lungo l'itinerario, tra i cannoni e gli obici a barbetta e filate di fucili nascosti che non aspettavano che un grido "sedizioso" per piantar loro nel corpo qualche ettogrammo di piombo. E hanno, direi quasi, sfiorato i 250.000 randelli della guerra civile che sognavano e sognano, in agguato, il momento di montare in furia e fracassare loro le ossa.
Doyle, il presidente della dimostrazione, è in piedi, sul carro degli oratori, che presenta il deputato Feargus O' Connor tra le acclamazioni e gli applausi.
O' Connor è più pallido di prima. Non è in lui il 48. La barricata lo spaventa. Se O' Connor avesse raccolto il guanto che gli gettarono le classi che vogliono vedere nel chartismo la rivolta invece che una riforma costituzionale, la rivoluzione sarebbe un fatto compiuto. Non aveva che da lasciar fare e da dire qui, dove parla ora: La vogliono! Viva la rivoluzione! "Non voglio lotta colla forza pubblica", disse invece. Così morrà nel lenzuolo della legge, senza punto vedere il trionfo della Charta.
Figli miei!
La sua voce non ha più del ruggito del leone. È mansueta. "Figli miei! Si è tentato di farvi credere che non sarei venuto.
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Feargus O Connor Connor Connor Charta
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