Povero Feargus O' Connor! Ti vedo nell'ambascia immensa del disastro, salutato dai fischi plateali di coloro che ti idolatravano nell'ora del trionfo, ti vedo passare nei giornali chartisti come un "guerriero logoro" e ti vedo alla Camera dei Comuni, per l'ultima volta, dare sfogo al tuo dolore con una irruzione di tenerezza che ti manda al manicomio. Avvocato di questo movimento, addio! Io, colle mie braccia poderose ti ho trascinato fuori dal sudiciume delle accuse e posto qui, sicuro dalle villanie e dalla maldicenza, in una nicchia del panteon dei pionieri del proletariato inglese moderno, perchè le generazioni future si ricordino che tu, borghese in una società borghesissima, hai consumato una gioventù superba e una fortuna ingente per l'emancipazione di coloro che lavorano in un ambiente che produce la ricchezza e la miseria.
Il Gammage e gli altri che lo imitarono nel servire al pubblico capitoli di pettegolezzi dei leaders di una Charta che una democrazia sociale bene organizzata avrebbe, senza dubbio, fatto trionfare, hanno malcapito il còmpito dello storico. La posteriorità non si occupa di un periodo che in blocco. Non ne cerca che il significato, che l'essenza. Il resto, per essa, è scoria, zavorra, pattume. Non ha bisogno che le mettiate sotto il naso il pitale delle ultime contumelie nate nella desolazione o che le facciate vedere i rospi sociali che pullulavano intorno i cadaveri della sconfitta. No, per essa, è della materia négligeable. Noi non vediamo che le figure che si levano su dalla palta del tempo.
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