Forse dico male. In quei tempi della Comune vinta, dopo le terribili esecuzioni, nessuno poteva fare lo spavaldo. I versigliesi erano ancora in giro a fiutare se c'erano superstiti da condurre alla fucilazione. Tutti erano divenuti mansueti. I Galliffet spaventavano col solo nome. Nelle strade viveva la sua ferocia. Se ne sentiva la furia delle sue istituzioni in tanti abattoirs. La Corte Marziale del Lussemburgo era una lettura che mi sono procurato dal bouquiniste. Inorridiva. Riuscì tuttavia in fondo. Feci delle corse. Andai al Père Lachaise. Vi trovai la solita concezione francese della Casa dei morti. Fotografie di defunti. Busti di marmo. Epitaffi sovente stupidi e spesso commoventi. La Manica mi ha ricevuto con gli strepiti delle onde che andavano a frangersi sulle pareti del suo letto. Si andava in alto e si scendeva negli abissi delle acque in conflitto. C'erano parecchi sul piroscafo che si rovesciavano lo stomaco anche dopo il trangugiamento d'un whisky o di un cognac o di qualche altra bibita. Si giungeva a Dover disfatti. Pallidi, sbattuti dal piroscafo che faceva rotolare il bagaglio da una parte e dall'altra e straccava i passeggeri che scendevano a Charing Cross un po' rimessi dalle turbolenze del fiume estremamente agitato. Fu in quella notte che pensai a Gladstone che aveva fatto la proposta di tappare la Manica, un terrapieno che doveva sopprimere dal regno il pericolo permanente. La nota politica ha soppresso il benessere nazionale. Si è subito veduto un'irruzione straniera, un'invasione con Napoleone alla testa di un esercito.
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