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      Saltano, fuggono, ritornano e bevono il mio sangue colla voluttà dei Verzeni.
      Le famiglie - o un malassieme di sbracheria - difficilmente possono darsi il lusso delle due stanze. Perché qui, come sapete, gli affitti sono enormi. Immaginatevi che io di due bugigattoli vuoti, vicini alla corda per buttarmi dalla finestra non appena si grida: al fuoco! al fuoco! - in questa via dove fuma la puzza che fa recere da una cima all'altra, pago nove scellini o undici lire e venticinque centesimi la settimana.
      Di modo che madre, padre, fratelli, sorelle, cognati, nipoti, amici, conosciuti da ieri sera, dormono tutti accatastati come una montagna di carne che esala i fetori della conca.
      Tra noi, in mezzo a noi, di Leather Lane, il sentimento della consanguineità è considerato una schizzinoseria aristocratica. Whiskizzati o pieni di stout, gli uni si disfogano sulle altre, senza punto, domani, all'alba, sentire i fremiti dell'orgia obbrobriosa o provare il disgusto per la madre o la sorella o la figlia che non li ha respinti.
      Tutta la via, lunga circa 150 o 200 metri, colle sue intersecazioni di Greville street, Beauchamp, Charles street, Hatton Wall, Portpool Lane - dove è il lavatoio comune a pagamento - Cross street, ecc., ecc., è un gigantesco ballatoio di fanciulli. Li trovate a frotte, a quadrilateri. Sculacciati sul marciapiede, sbrindellati agli svolti, immelmati tra le carrette della fiera - perché Leather Lane è sempre una fiera - sgomitati e sginocchiati davanti ai dolci di un soldo al cartoccio, scalzi o sberrettati dappertutto.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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