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      Le iscrizioni sono illustrate goffamente.
      - Tim, dove vai a desinare?
      - Da John, in Red Lion square.
      - Coglione! Va qui da Brown e mangiati delle aringhe. E dicendoglielo si mette l'anulare in bocca.
      Sul frontone del pescivendolo leggete: Il pesce, oggi, è buonmercatissimo. E gli uomini di fuori, nel camiciotto greggio, colle maniche rimboccate al gomito, lo agitano dinanzi alla ressa inquieta e lo gettano in faccia a chi porge loro due pence: bai, bai, bai! Comperate, comperate, comperate!
      Il linguaggio è del luogo come in Monmouth Court, in Seven Dials, o in Hanbury street,(1) in Whitechapel, o in Orchard street, in Westminster. Difficilmente è capito da chi passa, in omnibus, in Holborn. O dal cabman (cocchiere pubblico, fiaccheraio o, come diremmo noi, brumista) invecchiato nel sedile appeso alla schiena del suo veicolo a due ruote.
      Il policeman è chiamato, gergalmente, copper. Le patate taters. Un ragazzo nepper. Il gentleman toft.
      Parlando, mangiano tutte le vocali, e più di una volta qualche consonante. Pronunciano "madgestrate".
      Se domandate a uno di loro lo zolfanello, invece di rispondervi di no, I have not (non ne ho), vi sputa un no, I ain't.
      Le scene sono assolutamente degne di un grande pennello della strada. Ma ohimè! Gli artisti sono degli aristocraticoni. La strada! Via! Questi mendichi alle porte del Nabab ti metteranno sulla tela delle oche o delle civette o dei buoi studiati nelle loro stanze da letto o dei leoni veduti sulle carte oleografiche o dei salotti di gente a coda di rondine o nella seta cioccolata cosparsa di trine o delle paesane cresciute guardando le solite modelle.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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