L'attività manesca è incominciata.
I cordoni nervosi tremano, come se fossero sussultati dalla scossa elettrica.
Mi salvo da un pugno legale dicendo: Press! Croce rossa, perdio!
I cavalli caracollano, spietatamente sollevando un turbine di fischi.
Verso St. Martin's Lane c'è zuffa.
Tre o quattro policemen sono sbalestrati dall'arcione. Una frotta a piedi corre a soccorrerli.
La moltitudine si scompiglia e si riunisce non appena hanno preso il largo.
Ore 3.20. - La folla cresce sempre. Gli organizzatori del comizio sono sempre un desiderio. Dove sono?
Parecchi arresti. Molti arresti al sud. Scoppia un grido terribile che si squaglia sul cielo avvelenato, anche in domenica, dagli acidi delle fabbriche.
È un tentativo di rompere il cerchio poliziesco. Ma il giuoco crudele dei cavalli dissuade perfino gli audaci.
Una donna, delle donne, sono rovesciate dall'onda risospinte da una carica.
- Oh dio!
Ore 3.30. - L'ambiente brucia. Non si distingue più né la tuba, né il cappello floscio, né il pezzo solo. Chi piglia, piglia.
Incomincio a invidiare l'altura del direttore della Pall Mall Gazette. Fu un grand'uomo. Egli è annegato con quello del Titanico. Come moralista ha spaventato molta gente.
Si spazia sul teatro comiziale e si è al sicuro dagli infortunii della giornata. Stead domina da un balcone verso lo square. In America o meglio a Chicago è parso un rivoluzionario.
Ore 3.40. - Giungono in piazza i reporters che accompagnano il contingente del sud di Londra.
È stato rotto, schiacciato, disperso.
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