I senzatutto (have nots) sbattono la giacca a sbrendoli sull'erba e si passano sulla pelle la camicia nuova con delle grida di gioia spasmodica. Vi si pavoneggiano e se la nascondono nella profondità dei calzoni stracci danzando. Si ribeve. Si bevono gli ultimi sorsi delle ultime bottiglie della conquista. Urraaa! Gli oratori hanno finito. Si sbuca in Park Lane e si corre pel quartiere ricco dell'ovest urlando. Il quartiere sente della giornata. Non c'è un'anima. Le finestre sono chiuse, le porte sono chiuse, le botteghe sono chiuse. Tutto è chiuso. Vedo un policeman che svolta e si salva. Tirando giù note mi si prende per una spia. Evviva! stenografo la vostra gloria. Urraaaaaa!
In Park Lane ho dimenticato la mansion di lord Manvers. Veduta dopo la furia sembra un testimone sopravvissuto alla battaglia. Dovunque sono tracce della gragniuola dell'indignazione plebea. Il finestrato è bollato dall'orgia dei sassi. Sulla facciata sono rimasti i colpi secchi dei tiratori. Le punte degli angoli sono state sbattute via con rabbia. Nel sud e nel nord di Audley street, in Grosvenor square, di qua e di là, di su e di giù, si schiamazza, si fanno in pezzi delle lastre di cristallo e si sgola l'uuuuuu! lungo, funebre, che fa fremere anche se nascosti in cantina. In Oxford street gli ideali degli insorti si levano a più alti cieli. Non hanno più fame. Irrompono dove è il superfluo, dove folgorano i gioielli, dove splendono, nella lucentezza nitida, i topazi, gli opàli, i diamanti a rosa, le gemme orientali, i camméi e il resto delle pietre cristallizzate, trasparenti, illuminate.
| |
Park Lane Park Lane Manvers Audley Grosvenor Oxford
|