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      Dappertutto, dappertutto. Dov'è uno spazio, un portico, una vettura, una pietra pel bipede o pel quadrupede.
      Sono le zanzare, sono i tafani, sono i mosconi, sono le vespe che ronzano intorno agli occhi, le orecchie, il naso. O leggere o morire!
      Le sventure patrie, i macelli nazionali, i fratricidi popolari, gli scandali della popolaglia che dorme nella batista, i regicidi, i naufraghi, le colluttazioni tra popolo e polizia, la caduta dei ministeri, le esplosioni dei dinamitardi sono le loro messi. Centuplicano la loro vendita e moltiplicano il prezzo dei giornali in ragione del numero che rimane sul mercato. Alla caduta di Kartum i giornali si vendevano a ruba. A sei pence, a otto, a uno scellino, a uno scellino e mezzo. Chi pigliava pigliava.
      Girate gli occhi. Sono le sette. L'ora delle ultime edizioni della sera. Ultime se non è nell'aria una notte parlamentare o se non si aspetta, trepidanti, un telegramma da qualche parte del globo dove sovraneggia la sterlina di John Bull o sventola la bandiera di Jack.
      Gli strilloni sono tutti in moto. Escono dalle vie traversali di Fleet street - il cervello, dirò così, imperiale, o la via che traduce un gigantesco collo di bottiglia - a filate. Ingorgando dove pare una fiera, allargando dove si va via pigiati, calcando dove si sosta, rovesciando dove non si capisce che il tempo è denaro.
      Veduti nel budellone dello Strand, tramezzo al tafferuglio dei veicoli stracarichi di carnaccia plebea, di carnaccia agitata, di carnaccia commerciale, ti si completa lo spettacolo grandioso di una via alla mercè degli insorti.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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