- Udite! Udite!
Dipinge la vita ladra del lavorante. Ci porta via la voglia di masticare dell'altro pane. Il lavorante lavora a 120 gradi, in un ambiente sucido come il porcile. Lavora nudo fino alla cintola. Suda, strasuda. Si corica colle trasudazioni gelate sulla pelle e se ne ritorna nella lana a impastare, a infornare e a sfornare il pane senza prima essersi gettato in un bagno! Perché non ha tempo. Perché lavora da 80 a 100 ore, nel Westend. Perché non ha danari. Perché guadagna, nei quartieri ricchi, da 24 a 26 scellini la settimana e nei quartieri poveri da 18 a 20. Vitaccia da schiavi!
Ci dà le cifre. In Londra vi sono da 20 a 21 mila lavoranti prestinai. Quindicimila sono scozzesi, inglesi e irlandesi. Gli altri sono stranieri. La maggioranza tedeschi.
Una voce: ritornino in Germania!
Burns: sarebbe un piacere che i lavoranti prestinai ritornassero al loro paese se i tedeschi del palazzo di Buckingham e di Windsor (altra residenza della regina) andassero via con loro (risa e applausi).
Sono stufo anche di dimostrazioni.
Ritorno ai marciapiedi. Degli altri ubriachi, delle altre sgualdrine, degli altri accattoni, degli altri predicatori, degli altri metodisti.
Passo da una public house all'altro senza riuscire ad annegare gli sbadigli.
Sono le undici. Chiusura generale. A letto come tanti ammoniti. Io mi allungo sul letto inglese, duro come il tavolazzo, e penso, stracco morto, a questa noia domenicale.
Cristo che noia!
Il Parlamento del popolo
La libertà inglese - badate o vecchi giacobini di non confonderla colla libertà classica - ha rotto il filetto alla nazione e salva la baracca costituzionale dalle scosse violente o dagli uragani popolari che squassano o rovesciano o sradicano le istituzioni mantenute contro la volontà del popolo.
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