Invece di tramare o cospirare o coniugare o affilare i coltelli della fazione o della giustizia o della vendetta nell'ombra del sottoscala, si discute, si ragiona, si grida viva! si urla abbasso! si scoppia nell'ovazione o nell'indignazione o si insorge liberandosi dalla fraseologia sediziosa che tumultua il pensiero.
Di sera, la gente che ha l'uzzolo della parlantina o l'eloquenza che titilla la gola, che ama immergersi e voltolarsi nelle agitazioni, che gode l'orgia dei vocaboli che si contendono l'idea fino all'assassinio, che ha dell'entusiasmo o dell'odio per la cosa pubblica o che assiste con trasporto al conflitto delle passioni nazionali, si raduna nei parlamenti del popolo e vi si sfoga.
Il torneo dell'oratoria popolare è una sala - quando non è una stanzaccia - della public house, chiamata sala della discussione o foro del popolo o tempio del popolo o parlamento del popolo.
Il più celebre è in Fleet street, il più popolare è in Islington e il più elegante è nello Strand, in faccia al palazzo delle Corti della Legge.
La sala della discussione arieggia la Camera dei Comuni.
Ha un presidente seduto in una vecchia poltrona dalla testiera alta e arabescata, il quale getta il suo imperativo quando la tempesta delle parole infierisce o quando i gladiatori stanno per isgozzarsi con delle espressioni antiparlamentari o quando gli interruttori tentano di soffocare l'oratore con delle interiezioni o delle esclamazioni nasali, derisorie, plateali o quando il gruppo dei coalizzati suscita il vespaio che vorrebbe indurre il presidente a "coprirsi" vale a dire a sospendere od a levare la seduta.
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