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      Di solito è lui che inizia la seduta riassumendo l'avvenimento che agita il pubblico o la Camera dei Comuni. Talvolta resta imparziale come un semplice fatto. Tall'altra vi infarcisce i suoi "principi", le sue "opinioni", i suoi "secondo lui".
      Spesso invece prende il suo posto una celebrità della sala o un frequentatore ignoto. L'una o l'altro viene annunciato dal presidente la sera prima.
      - Signori!
      La sala si raccoglie, tende l'orecchio e resta, dirò così, coll'alito sospeso.
      - Sono lieto di annunciarvi che domani sera la discussione sarà aperta dal signor Oldham.
      Il pubblico batte le mani sul tavolo, i bicchieri sussultano e gli udite! udite! seppelliscono il nome dell'oratore di domani nella tomba degli applausi.
      - Il tema, il soggetto, l'argomento?
      - Il divorzio o le ultime avventure di Stanley o un male sociale o la coercizione in Irlanda o la nazionalizzazione della terra o la decima nel principato di Galles o i tumulti in qualche parte del regno o il discorso di qualche personaggio politico o dobbiamo legalizzare le otto ore di lavoro sulle ventiquattro? O Morley e il nuovo radicalismo o il governo e la sessione o la politica coloniale o interna o lo sciopero o gli scioperi, ecc., ecc.
      L'articolo che regola la discussione è tra il quadrante e la testa del presidente. "Gli oratori sono pregati a non occupare più di venti minuti e a rispettare gli ordini della presidenza".
      Gettato l'amo o il tema della serata in bocca all'assemblea, il presidente dà la parola a chi si alza primo.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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