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      Lungo le pareti sono i "grandi" che hanno resa famosa la sala dei pensatori. Dei contribuenti nel sortout nero e sotto la tuba arruffata, dei bottegai dal faccione onesto con tanto di catena sul panciotto e di spillone sul bianco della camicia, e degli agitatori del quartiere che hanno trasmesso ai nipoti la barba e i capelli candidi come una salvaguardia contro la corruzione dei tempi e dei partiti. Al centro della parete destra è Daniele Mason, il fondatore di questa piattaforma neutra, che educa i cittadini al dibattimento politico e sociale e alla vita pubblica fino da quando la sala dei Pensatori era in Bride Lane, Bridge street, Blackfriars.
      C'è l'eleganza di un corpo di guardia. Dei tavoli lisciati dalle lavature, delle panche stralavate, delle seggiole che perdono dalla ventraia e delle scranne uscite dall'emporio della roba frusta.
      Sui tavoli sono sporte le genovesine. Le pipe sono gratis come in tutte le liquorerie e birrerie. Entrate, bevete un bicchiere di birra e ne domandate una. Fumate e la gettate via.
      Il cameriere - come in tutte queste sale - è in cravatta bianca e marsina e ha le gambe nel bristol nero e il ventre serrato nel gilet a due bottoni. È alto, ha i piedi dolci, è paziente, è rispettoso. Se gli date nulla, se ne va senza neppur farvi sentire il suo alto disprezzo. Se gli date un penny, vi dice "grazie". Se gliene date due, vi si inchina con un "tante grazie, signore".
      Il cameriere della sala di discussione ha, suppergiù, gli stessi poteri del serjeant-at-arms nella Camera dei Comuni.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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