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      Tutti sanno che sono gli arnesi di battaglia. Chi piglia piglia. Domani verrà la sua volta. Cioè lo assalirà con altrettanta o maggiore violenza, senza ricordare gli insulti della seduta o delle sedute passate. I rancori non sono di queste sale. Sciolto il meeting, si esce come quando si è entrati e si va al banco a bere gli ultimi bicchieri che completano la serata e qualche volta l'ubriachezza. Se invece l'uomo su cui è caduta la pioggia rovente dei vocaboli se ne risente, si alza, si leva il cappello e gli dà del mentitore - you lie, sir.
      Oppure resta seduto e lo fulmina con un - Andate a scuola! Imparate la grammatica! Il vostro sproloquio è sgrammaticato!
      L'oratore: - Se mi interromperete ancora, signori, vi caccerò i denti in gola (If you interrupt me again, sir, I shall knock your teeth down your throat!).
      La platea si smascella in una risata e il presidente martella il tavolo col flemmatico order! order! (come a dire: facciano silenzio!).
      Questo qui che passa adesso è un operaio monarchico. Dice che la proprietà è la sola molla che, faccia agire l'individuo. Perché lavorerei, se sapessi che tutta la mia fatica andasse in bocca a quei fannulloni spiantati di socialisti?
      Un socialista - Asino!
      Un altro: - Andate a casa a studiare!
      L'assemblea: - Chuck him out! (mettetelo alla porta!) Chuck him out.
      Cameriere: - Facciano silenzio!
      L'oratore continua come un sermone. Vorrebbe elevare i figli del lavoro al senso della libertà vera e raccomanda ai suoi amici dell'opposizione di leggere lord Macaulay, "il grande storico le cui pagine immortali ricordano le battaglie e i dolori pel costituzionalismo che ci ha fatti una grande nazione".


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





Chuck Macaulay