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      Tutta una gazzarra di stracci. Dei senza casa, dei senz'amici, dei senza dollari, dei senza camicia, dei senza scarpe. Dei dossers (inquilini di locande) che non hanno i quattro pence pel canile in Seven Dials o nelle adiacenze del Drury Lane o di Spitafields. Dei rifiuti di workhouses, (ricoveri). Il cerbero ha sbattuto loro la porta in faccia col full house o ammucchiata come un teatro dello Strand. Delle carcasse puzzolenti, fuori, come lupe, alla caccia del vecchio per non morire di fame. Degli avanzi umani: pigiati gli uni addosso alle altre intorno a quel cane di John - un vecchio orgoglioso di aver perduta una gamba in quel massacro infamemente immortale di Cawnpur,(4) dove gli inglesi, il 15 luglio 1857, fatto disgelare il sangue di altre vittime dell'odio nazionale coagulato sulle pietre coll'acqua bollente, obbligarono i prigionieri - udite! udite! - a leccar su, ginocchioni e il sangue e l'acqua prima di impiccarli colla fune o sventrarli a cannonate! E John ne è orgoglioso. Ma già è un tipo questo caffettiere del lastricato di Tottenham Court road. Immaginatevi che squattrina sui poveri e odia la "feccia". Ha nulla da conservare ed è conservatore come il duca di Westminster che possiede quasi mezza Londra. Chiama Gladstone un blackguard o mascalzone e batte le mani a Salisbury, l'attuale presidente dei ministri. Esecra gli irlandesi col furore anglicano. Oh se li esecra! Egli vorrebbe dar loro, invece dell'home rule, un po' di Cromwell e chiama la coercizione un palliativo.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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