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      La mia public house, per esempio, è aperta a tutti, anche a voi e al dottor Ryan. Ora è mia la colpa se tra gli avventori vi sono delle sottaniere?
      - Neppur mia se vi sommo tra il milione.
      - Quando è così non sono colpevoli neanche gli Allsopp, i Bass, i Burton, i Guinness - i più grossi fabbricatori di birra del Regno Unito. O da chi comperiamo la birra, noi?
      - Certamente che lo sono. Tanto è vero che li accomodo nella casella degli indiretti. Ma restiamo, se non vi dispiace, tra i diretti.
      Da chi incominciamo? Dai policeman. Quanti ne aveva la metropoli nel 1887? Undicimila e ottocentosessantotto o ottantanove meno dell'anno precedente. Ebbene mi negherete il diritto di casellare i constabili tra la gente che lucra direttamente sul puttanesimo, dopo il plebiscito di indignazione del 1887? Dopo che tutti i ceti, tutta la stampa, tutti i deputati confusero la collera e affermarono, solennemente affermano che i poliziotti coniugano il blackmailing (l'estorsione) in tutti i tempi e tassavano le stradaiuole che lavoravano sui loro tratti o punti fissi a sei pence o a uno scellino per notte, sotto pena di perseguitarle col "cammina!" trotta! tira via! che impedisce loro la caccia, o di arrestarle non appena ricorrono agli artifici del loro mestiere? E che cosa non fanno i policemen? Non è loro colpa se un certo pubblico si permette di sfogarsi tra le cancellate delle case, sotto le arcate, lungo i viottoli, in fondo agli angiporti o addirittura nei parchi se vi si può entrare? Supponete di essere sorpreso da questo guardiano della morale in un angolo qualunque, mentre vi sludrate con una di queste donnacce della dopomezzanotte.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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