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      Della fiera: dei negri falsi in costume o in frack, sotto il cappellaccio di paglia, che strimpellano dei mandolini e divertono coi lazzi e con le scimmiottaggini, danzate.
      Della suburra aristocratica: delle cocottes in auge che fermano il pony al Blanchard - uno dei loro ristoratori.
      Del cristianesimo: una tribù di pitocchi. Degli stracci, delle ciabatte, delle zazzere, della puzza, dei pidocchi, delle piattole.
      Della gente trionfalmente onesta: dei panciotti popolati di ciondoli, delle mani inguantate, delle guance carnose, delle labbra che fumano delle sigarette, delle scarpe che sprigionano l'armonia del benessere, dei solitari folgoranti sulla batista candida.
      Delle classi, delle masse, dei bassi strati. Delle donne che non si pagano, delle donne che si vendono, delle donne che non possono vendersi, delle donne che cercano l'elemosina. Degli uomini che digeriscono troppo, degli altri tormentati dal digiuno. Il contrasto, la nota stonata, la disarmonia sociale. La rivoluzione, il feudalismo. Il passato, il presente, l'avvenire, pigiati sullo stesso marciapiede, l'uno addosso all'altro, senza pestarsi la faccia o prendersi a calci.
      Tuttavia la caratteristica principale di questa specie di curva pretenziosa che ha l'aria di voler essere una facciata di edifici non è la confusione dei ceti. Ma è il mercato diurno e notturno delle vacche francesi.
      Da Regent Circus al Quadrant non incappate che nella feccia bagasciera delle lorettes, delle catins, delle grisettes, delle grues, delle horizontales rovesciata dalla Manica sul suolo londinese.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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