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      Le negazioni della Crawford contro Sir Charles Dilke non fecero che mettere l'anima pubblica a posto. Il marito della Crawford non ha rinunciato all'indennizzo. Ha insistito nei suoi diritti. La moglie ha convinto tutti. Alla Corte di Giustizia ha domandato il permesso di servirsi della matita per abbozzare l'ambiente. Dilke aveva un bel negare. Essa sapeva scrivere e disegnare come Victor Hugo. Ha descritto l'ambiente dove si ritrovava in casa del Dilke col Dilke. Una volta finito il disegno sono andati tutti assieme a constatare il punto immorale: perfetto! Non si poteva essere più esatti. Sir Char
      les Dilke non aveva più che la forza per la catastrofe. La sua vita politica era finita. Egli aveva documentato che anche i grandi signori del regno si ubriacavano di libidine al buio, come tutti i porci della vita che pagavano le vergini a sterline coll'intermediario dei ruffiani e delle ruffiane.
      È certo. Gli isolani sono cambiati. Vivono degli stessi vizi, delle stesse aspirazioni. Non si conoscevano né i brothels né le harlots. Forse una volta. Quest'ultimo scandalo è stato rivelato dal direttore della Pall Mall Gazette, dallo Stead.
      Si attribuiva alla religiosità o al fondaccio di religiosità di Stead questa sua campagna. Era una fiaba che non si conoscessero né bordelli né donne di malaffare. Credo ch'egli si attenesse al mestiere senza dare in alcuna eccessività. Per seguirlo non ci voleva che un po' di buon senso. C'erano troppe sterline nel ventre di Londra perché non ci fosse il traffico della femmina.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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