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      Sovente, entrando, domandava: "Sei solo?". Non sedeva quasi mai. Passeggiava concitato e sviluppava i suoi pensieri rivoluzionari. Demoliva il regime del quale oggi è ricostruttore: monarchia, militarismo, parlamentarismo, capitalismo. Tutta roba che allora mandava all'égout.
      Come era superbo Mussolini, coi suoi occhi luminosi che traducevano i bagliori della demolizione di tutto ciò che era borghese e legislativo! Non era per il parlamento: il luogo dei ciarloni nazionali. Il senato, puah!: istituzione da museo, ricettacolo di vecchiardi che non giovavano più a nessuno. Lo sciopero era il suo ideale di rivolta. Era dell'elevazione per il proletariato. Per vincere la "vil borghesia" non c'era che l'incrociamento delle braccia. Con le masse in sciopero, lo stantuffo della nazione rimaneva paralizzato.
      Una mattina brumosa, Benito Mussolini venne da me trafelato a domandarmi come doveva salvarsi dal taglio delle canne del gaz. Era alla direzione dell'Avanti! da pochi mesi. L'amministrazione del giornale gli faceva subire delle umiliazioni. Mussolini aveva una famiglia da mantenere e le cinquecento lire di stipendio erano un'insufficienza. Era duro il pane socialista! Donna Rachele, me la ricordo fugacemente con la sua piccola Edda. Bionda. Buona donna di casa. Affezionata alla sua penuria.
      Benito Mussolini aveva delle stravaganze. Un giorno che fu in vena di compere artistiche venne da me con un busto di Dante di gesso. Mi disse: "Tienlo che verrò a riprenderlo". È ancora in casa mia come il sovrano della lingua.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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