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      Il suo ex proprietario avrebbe pietà di rivederlo.
      Sovente lo accompagnavo al giornale. La sua conversazione mi interessava molto. Fattiva. Rivoluzionaria. Barricadiera. Produceva dei capolavori blanquisti. Una mattina Benito Mussolini salì in casa mia con la sua rivoluzione dicendomi: "Aiutami a trovare un titolo per il "mio giornale"". Passammo un'ora nella ricerca. Mi ha sbattuto via tutti i titoli scarlatti. Finalmente spuntò Il Popolo d'Italia.
      Dopo qualche giorno mi chiese un romanzo per la sua appendice. Gli risposi: "Scegli".
      Dammi la Folla. Quanto vuoi?
      Fai, tu.
      Mi diede un biglietto da cinquecento.
      La sera in cui divenne proprietario del Popolo d'Italia - quotidiano socialista - pranzammo insieme al Casanova coll'onorevole prof. Luigi Maria Bossi, l'illustre ginecologo genovese ucciso nel febbraio del '19, nel suo gabinetto di lavoro, dal furore pazzesco di un tunisino. Mussolini era nervosissimo. Non mangiò. Dico male, mangiò delle foglie di lattuga romana, inzuppate nel sale. Sembrava un selvaggio. Prendemmo il caffè al Biffi. Io e la mia compagna lo accompagnammo alla redazione del suo quotidiano, un piccolo studio disadorno e pieno del suo cervello. Lo salutammo con la penna in mano pronto a scrivere il suo articolo di fondo. Non ci siamo più riveduti.
      Dopo quasi dieci anni, a una radunata al Cova, l'ho rivisto Presidente del Consiglio dei ministri, circondato da una folla di giornalisti dell'Associazione Lombarda.
      Ciao, follaiuolo, come stai?
      mi disse Mussolini stendendomi la mano.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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