In tanti trambusti difficilmente si resta giornalisti. Benito Mussolini a Forlì se ne è fatta una propria officina. Ha iniziato la Lotta di Classe. Ha radunato intorno a sé tutti i lettori proletari. Giunto nel 1911 si è rovesciato sul ministero Giolitti. Non voleva guerre di conquiste. Incitava a voltare le spalle agli ordini che chiamavano la gioventù in caserma per andare in Libia a schiacciare l'indigeno. Egli, come tanti altri che erano stati all'estero, aveva imparato che cosa volesse dire la colonizzazione. I boeri erano stati trattati bene dall'impero britannico! La colonizzazione fu tutto un volume di massacri. Mussolini è stato messo in prigione. La così detta "passeggiata militare" era avvenuta. Le stragi sono state compiute. Le impiccagioni in Piazza del Pane sono state registrate, e i corrispondenti esteri sono scappati dalla Libia, dove si ammazzava in massa come a Sciara-Sciat. Io tentai di penetrarvi da Siracusa, come penna dell'Avanti! Venni agguantato da un ordine di Giovanni Giolitti. Corsi a Roma e andai difilato a casa di Bissolati e lo incaricai di domandare spiegazioni. Giolitti gli ha risposto che se mi avesse lasciato sbarcare, sarei stato schiaffeggiato da tutta l'ufficialità in piazza di Tripoli. Leonida Bissolati è stato come stordito. Gli ha risposto poco dopo: "Alla faccia di Valera avrebbe pensato lui stesso".
I conquistatori non hanno senso di giustizia. Prevengono, impediscono, accusano o svillaneggiano. La solidarietà giornalistica d'allora è stata messa alla porta.
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