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      Il partito era male provveduto di oratori intellettuali. Non aveva conferenzieri sbrigliati, nutriti, cresciuti uditori di università come Mussolini. Mandava in giro teste bislacche. Gente che veniva applaudita per cortesia o per ignoranza. Benito Mussolini aveva una preparazione maturata in Francia quando c'era l'affaire (Dreyfus) e quando si pubblicavano libri terribili come La fine del Mondo, Il mio vecchio Parigi, La mia ultima battaglia e la Francia ebraica di quello scrittore più terribile che si chiamava Edoardo Drumont. I grandi avvenimenti rossi erano suoi. Il '93, popolato dalle figure che ebbero le teste mostrate al popolo dal Sanson, era suo: un lettore assorbente una documentazione che non poteva essere di tutti. "Sta bene", rispondeva Mussolini ai cercatori di conferenze, "vi porterò Marat, l'amico del popolo, denigrato da una moltitudine di scribivendoli che avevano veduto in lui un tagliateste o un bevitore di sangue girondino."
      Continuo a frugare nell'epistolario di Mussolini... Qui c'è della tenerezza.
     
      Caro, Bombacci, ho saputo che sei andato a costituirti per scontare quattro mesi di carcere. Hai fatto benissimo. Ciò ti darà pure il tempo di dedicarti allo studio. Coraggio e avanti!
      Io pure sento la nostalgia del carcere e quasi quasi ti invidio... Se hai bisogno di qualche cosa scrivimi pure. Saluti affettuosamente.
      Mussolini
     
      P.S. - Caro Bombacci, molto bene, tutto quello che mi dici. Non bisogna chiedere grazie e nemmeno accettarle. Quanto ai libri io credo che tu possa farti mandare la nuova edizione delle opere di Marx, Engels, Lassalle (pagamento a rate) e ne avrai abbastanza per quattro mesi.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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