Come l'ho trovato. Fu socialista, eminentemente socialista, Direttore del Socialismo. Le masse accorrevano a udirlo. Gola eloquente, metallica, fascinosa. I suoi denigratori lavoravano di soppiatto. Per vivere Mussolini doveva ammansare il suo rivoluzionarismo. Qualche volta spegnerlo. Egli aveva capito che circolava in mezzo ai fabiani della nostra razza. Moltitudini modeste, umili, prudenti che dovevano andare via adagio adagio. Bisognava pensarci. C'erano i tracolli, i disastri, i conflitti. Si predicava la cautela. Il '98 li aveva fatti rinsavire, anche senza volerlo. C'era sempre tempo di precipitarsi nei tumulti o nelle tragedie. Il parlamento non dava pił che sdegni orali. Era l'impotenza. Bisognava bruciarlo come casa di lazzaroni. I deputati avevano abbassato il tono, bevevano alla coppa dell'umiliazione. Il giuramento che nessuno si sarebbe lasciato associare ai ministeri borghesi era della vita finita. Con loro alla Camera non c'era che il posto per le interruzioni asinesche e comiche dei Beltrami e dei Barberis. Il tempo di rovesciare le urne era passato. Filippo Turati era rimasto fedele alla formula di non imbrattarsi di borghesia. Ha rifiutato il portafogli. Benito Mussolini non appena gli fosse capitato sottomano lo avrebbe conteso coi pugni. C'era una volta all'Avanti! Leonida Bissolati, tempra di ferro, intransigente, giacobino, riassuntore di una edizione di Carlo Marx, capace di fare una rivoluzione. Un giorno venne circondato da un sottovoce. Si sussurrava ch'egli si fosse lasciato monarchizzare.
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