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      Lo misi alla prova. Gli mandai un articolo antimonarchico. Non mi ricordo esattamente le parole. So che sciorinavo i Savoia come sanguisughe nazionali. La differenza fra noi e questi opulenti personaggi di reggia, era evidente. Aggiungevo che la testa della monarchia era una piovra. Quattordici milioni e duecentocinquantamila lire l'anno in oro purissimo, producevano una carestia spaventevole in tutta la penisola. Intorno a lei non vivevano che membri appannaggiati. Il parlamento aveva votato un milione alla regina Margherita. L'articolo mi venne restituito.
      Secondo Bissolati "Gli articoli di Valera non si dovevano cestinare". Mi ha tappata la bocca. Non ho avuto più parole. Leonida Bissolati era finito cortigiano di monarchia. Consigliava Sua Maestà. Egli andava alla reggia in cappello molle e guanti paglierini o scuri. Alla chetichella Cabrini gli aveva tenuto dietro. Era un altro adulatore, piaggiatore di sovrani. È venuto al Congresso di Reggio Emilia carico di cortigianeria. Era anche lui un servo. Vi fu una strage monarchica. Benito Mussolini si era messo in manica di camicia e li aveva spinti tutti al muro, calcandoli l'uno sull'altro. Propose ai congressisti la loro espulsione dal partito. Egli volle e fece sopprimere l'autonomia al deputato che se ne serviva per fare il "vil cortigiano". È necessario, diceva, che il deputato esca da questi equivoci. I deputati, aggiungeva, devono ubbidire alla Direzione... Citò lo scandaloso discorso di Cabrini sul Calendario degli emigranti, il voto del prof.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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