Lo si è visto con lui nelle assemblee e in piazza, sempre ai primi posti. Una volta camminavamo insieme. Veniva verso di noi a sprombattuto uno squadrone di cavalleggeri con la sciabola sguainata. Egli mi strinse sotto braccio. Non avere paura. Un fendente ci farà in due. Fummo separati da un colpo. Ci siamo trovati più tardi.
Ma vi dico
, riprese Mussolini, "fino da questo momento che non avrò remissione, non avrò pietà alcuna per tutti coloro che in questo momento tragico non dicono la loro parola, sia per paura dei fischi o per le grida di abbasso. Non avrò remissione nè pietà per i reticenti, per gli ipocriti, per i vili! E voi mi vedrete ancora al vostro fianco. Non dovrete credere che la borghesia sia entusiasta del nostro interventismo. Essa ringhia, ci accusa di temerarietà e paventa che il proletariato, munito della baionetta, possa servirsene per gli scopi suoi."
Viene in scena Costantino Lazzari, l'eterno brontolone. Non si voleva udirlo. Si era come stanchi. La sentenza non poteva essere che sommaria. Mussolini avrebbe voluto un atto di accusa. Da otto giorni non faceva che accusarsi. In questa sua opera vi erano gli estremi della indegnità politica e morale. Eccitava il pubblico contro i socialisti. Si precipitava con violenza su Bacci, Lazzari, Serrati. Voleva dare il fucile al soldato in nome del re. Il suo giornale portava sulla testata il motto Chi ha del ferro ha del pane, BLANQUI. E dall'altra parte La rivoluzione è un'idea che ha trovato delle baionette, NAPOLEONE.
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