Molti se ne staccavano. Di tanto in tanto Mussolini annunciava i trecento e più socialisti andati a lui come una fuga in blocco. L'Avanti! continuava a brontolare. Mai un impeto. Faceva solo circolare il sottovoce del mercato mussoliniano. Non lo si diceva venduto, ma lo si fiutava nella prosa del vecchio giornale di via S. Damiano. Mussolini non aveva paura. Si era presentato come Jaurès quando fu aggredito da tutte le penne e da tutte le voci.
Je vien me mettre à nu devant le prolétariat. Così Mussolini. Volle romperla con la maldicenza, coi maldicenti. Mi svesto. Fustigatemi con le vostre accuse. Lazzari lasciava supporre di essere pieno di segreti. Andò da lui con l'aria del bonaccione. Ti voglio salvare. Assunse il tono del gesuita. Ti voglio salvare. Tu stai per rovinarti. Domani o dopo cominceremo una terribile campagna contro di te. Bada a quello che fai. Mussolini non ne fu impressionato affatto. Si alzò con la faccia diffusa di sorriso. Egli era tranquillo. Fate, gli disse. Non accetto né l'avvertimento, né l'ultimatum minatorio. Neanche i mortai da 42 potrebbero farmi retrocedere. A mortificazione di tutti - "io sono pronto a pubblicare la convenzione in base alla quale il giornale è sorto". I socialisti dell'Avanti! venivano chiamatii i nostri boches. Il loro neutralismo era in frantumi. Non temettero fino a quando il governo non ruppe la quiete per entrare in guerra. Non erano combattenti politici. Non erano dei coraggiosi. Erano dei ruminanti impauriti in una baracca giornalistica.
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