E così è avvenuto. Orazio Raimondo, malgrado la sua eloquenza, è caduto. Lui e tutti i suoi framassoni sono stati messi alla porta. Le dicerie malefiche non scoraggiavano Mussolini. Egli si era proclamato un maestro di energia. Diffondeva il rivoluzionarismo. Buttava giù gli idoli passati. Enrico Bertini, sfuggito alla critica, era stato còlto dalla mano mussoliniana. Avaro, spilorcio, negriero. Pagava tutti come un padronaccio. Favoriva la parentela. Le dava i posti a mano a mano che si facevano disponibili. L'uomo che voleva le economie fino all'osso, impediva l'entrata all'uomo geniale nell'azienda ma accettava personalmente il licenziamento con un grazie di quarantamila lire. Che razza di altruista! Quando penso ai Bacci, ai Lazzari, ai Bertini, padroni dell'Avanti! e del partito socialista trasalisco. Con loro tutto precipitava nell'idiozia e nella disfatta. L'elevazione degli asini a deputati è del loro tempo.
Ma il fattaccio più grave è stato la restituzione delle fabbriche. Gli operai socialisti le avevano conquistate con tanta fatica consenziente, pare, Giovanni Giolitti e poi il trionfo della gestione è divenuto una terribile disfatta.
Il 1919 resterà memorabile. Una striscia nera per la storia del proletariato italiano. I suoi capi, i suoi dirigenti, i suoi organizzatori non sono mai stati né coraggiosi, né audaci, né intraprendenti. Dietro loro ci fu sempre l'insufficienza. Con loro non si è mai avuto un moto rivoluzionario. Il '98 fu anch'esso un disastro di fuggiaschi o di spettatori con le mani in saccoccia.
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