I comunardi hanno offerto al governo di Versailles tutti i loro ostaggi per riavere Blanqui. Thiers ha preferito la morte dell'arcivescovo di Parigi e degli altri in prigione fino all'80.
Sono stati gli elettori di Bordeaux che lo hanno restituito alla circolazione. Era il tempo dell'agitazione per l'amnistia dei comunardi nella Nuova Caledonia. Blanqui era il simbolo dell'agitazione. Il suo nome commoveva. I suoi scritti gli diedero un nome di grande intellettualista. Si ripubblicavano gli articoli dei suoi giornali La Patrie en danger e Ni Dieu ni Maître. La sua rientrata nella vita sociale fu una apoteosi fino alla morte. Non c'è stata città industriale della Francia che non lo abbia invitato a presiedere un comizio. È morto due anni dopo la scarcerazione, cioè nel gennaio del 1882. È stato accompagnato al Père Lachaise da una fiumana di lavoratori. Coloro che vi hanno assistito hanno dichiarato che nemmeno Victor Hugo e che neanche Victor Noir hanno avuto tanta folla come l'illustre rivoluzionario compianto da tutta la Francia rossa. Blanqui per i vigliacconi è stato un illusionista. Per coloro che aspirano alla ricostruzione sociale è stato un rivoluzionario di bronzo. Veneriamolo.
VI
POLEMICA AUTOBIOGRAFICA
Voi, o signori del Carlino, che non avete avuto ragione di rifiutare a Libero Tancredi la pubblicazione della lettera ch'egli mi ha diretta, avete ancor meno ragione - io ritengo - di respingere questa mia risposta, anche se non sarà necessariamente molto breve.
Comincio col dichiarare - e ciò non sembri cinismo paradossale - che non mi dolgo affatto dell'appellativo che il Tancredi mi affibbia.
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