Gli si voleva un mondo di bene. Sindacalista, scriveva articoli tracotanti. Qualche volta, come nei paraggi di porta Garibaldi, orava dall'alto dei trams. Malgrado le sue molte malattie, era un atleta. Studiava girando da un quartiere all'altro; prendeva i treni, correva sui piazzali dove era aspettato e aveva finali che facevano tramortire le polizie locali. La rivoluzione, venisse dall'Oriente o dall'Occidente, non aveva mai ritardi in lui. Era sempre a sua disposizione. Parlava di Giacobini, di Girondini, di regnanti che avevano abbandonato il trono con la fuga. A poco a poco era riuscito dotto. Conosceva si puņ dire ogni movimento. Nelle conversazioni sapeva subito intervenire con l'erudizione. Conosceva il tradunionismo. Sapeva in quali paesi erano cadute le teste malvage dei regnanti e dove erano state sostituite dalle repubbliche. Si puņ dire senza dubbio che egli fu uno spoltritore di masse. Orazioni di uomo che si abbandonava alla fantasia. Č partito vestito da soldato. Aveva l'aria di essere allegro. Si voltava indietro commosso a salutare e a stringere le molte mani che lo salutavano.
I medici mi hanno spaventato. Aveva molte seccature fisiche. Era tubercolotico. Aveva le vene varicose e portava le calze di gomma. Come noia aveva anche una fistola all'ano. Gli venne operato un fiemmone al fronte, qualche giorno prima di morire. Non parliamo del suo sangue. Come tutti quelli che hanno fatto la vita attraverso i bassifondi, glielo avevano infettato. Un altro con tanti malanni si sarebbe preoccupato di se stesso e avrebbe tentato di ricuperare la salute.
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