I destri non recitano più - neppure Cabrini, il cuore dolce della compagnia - la commedia piagnucolosa in cui si atteggiavano a vittime innocenti.
Bissolati lo ha dichiarato superbamente, altezzosamente al 1° Congresso dei destri:
Noi siamo stati cacciati perché lo abbiamo voluto!" Ed ora Turati ammette che quella di Reggio fu in un certo senso "vera e giusta condanna". Dopo aver dichiarato che permane il "comune bisogno e desiderio dell'unità del partito" Filippo Turati manifesta ancora una volta la sua acuta inveterata fobia dello sciopero generale. Costantino Lazzari ha esplicitamente proposto di dichiarare lo sciopero generale all'indomani del primo eccidio ed ecco Turati a definire "fantasma fosco" lo sciopero generale di protesta, dietro al quale non bisogna vaneggiare. La ragione addotta dal Turati, è un sofisma. Un sofisma sottile. Mettiamo in soldoni l'aut-aut turatiano.
Perché non si deve fare lo sciopero generale? Perché il suo successo presuppone una grande maturità di coscienza e di forza nel proletariato. Tante grazie! Ma quando tale forza e tale maturità esistono, lo sciopero generale, afferma Turati, è inutile ed assurdo. E chi lo ha detto? Al contrario. Quando il proletariato sarà forte e maturo, lo dimostrerà, immobilizzando, sia pure per uno sciopero di protesta contro gli eccidi, tutta l'attività del mondo borghese. L'avversione dei riformisti italiani per lo sciopero generale non è di origine teorica, ma volgarmente elettorale. È il ricordo delle elezioni del 1904. Uno sciopero generale alienerebbe ai candidati socialisti le simpatie di quella massa amorfa che costituisce i ceti piccoli borghesi.
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