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      Bastava un'aspirazione nell'aria. La si sentiva. Forse era con noi. La si fiutava. La si odorava nelle parole dei discorsi. Si parlava di regime. Bisognava stornirlo. Avrei voluto una pioggia torrenziale di esecrazioni che mi impedisse di ascoltare. Si sussurrava di insurrezioni. Sembravamo in una specie di febbraio in Francia, ai tempi di Luigi Filippo. Dove si andava? Con tanta calma la repressione non sarebbe avvenuta in questi giorni. La si sarebbe fatta finire con lo Stato che si serviva ancora del sistema di nascondere alla nazione quello che avveniva. Era ora di finirla con questi Stati trappola. Erano passati otto mesi senza che si sapesse dove diavolo si andava. La sollevazione non era apparsa, ma non poteva essere lontana. Domani poteva essere sulle piazze ad agitare e commuovere. Vedevo i questurini, gli agenti e i soldati sparsi un po' dappertutto. Non vi si sentiva l'ammutinamento dei soliti ambienti rivoluzionari. Non c'erano ancora parole fiere, decisive. C'erano frotte di giovani pronti a prendere il fucile. Mancava una voce. Chi sa? Non se ne vedeva il colore. Non se ne indovinava il motivo. A che tendevano? Forse a salvare il trono, il re, il Presidente dei ministri: tutta roba gloriosa e antirivoluzionaria che ci avrebbe lasciati tranquilli. Č quasi sera e sono ancora in piedi le bandiere dell'ordine. Che cosa si "lavora"? Badate che non avvenga il contrario. Č avvenuto cosė anche nel 1830. Truppe e guardie regionali finiranno sempre per scindersi. I loro interessi sono diversi.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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