Ha aggiunto e ripetuto ancora una volta che si opporrà con i suoi bravi al corteo di accompagnamento della salma".
XV
LA "RIVOLUZIONE" DELLE CAMICIE NERE
Poteva essere un sottovoce. Udito che Benito Mussolini era avviato alla rivoluzione con i suoi contingenti in camicia nera, ho avuto delle apprensioni. Non sapevo se si faceva della dinastia o della repubblica fascista. Il pericolo era solo nel Facta - un presidente dei ministri che stava per impazzire come il Di Rudinì di una volta. Si diceva: egli sta per sguinzagliare il solito arnese di tirannia: lo stato d'assedio per uccidere degli uomini o per essere ucciso. Questi piaceri dei turpi generali alla Bava Beccaris sono stati soppressi. Il re pare non abbia voluto firmare l'oltraggio umano. Si può avere orrore per la guerra, ma non si può piegare alla minaccia del massacro della folla. Mussolini ha vinto. Facta era inseguito. Egli era troppo abbietto. Fuggiva. Meritava una stroncata di collo.
Pochi sapevano che il duce aveva organizzato un poderoso esercito di camicie nere in viaggio, condotto dal suo quadrumvirato. Sognavo. Mi aspettavo le cannonate. Invece non ci furono che delle fucilate con pochi morti e qualche ferito. Forse eravamo in piena agonia monarchica. Mi ritornava alla mente quella del 10 agosto 1792. I Savoia andavano all'epilogo. Erano momenti lugubri. Mussolini aveva già ghigliottinato i suoi ex colleghi per realismo nevrotico. Poteva cadere nelle febbri repubblicane. Erano i suoi tormenti di ieri. Le corone dinastiche non rimangono sempre sulle stesse teste.
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