Tre giorni sarebbero bastati a finire un uomo anche ladro. Ora egli è a Gardone, proprietario di una casa di un tedesco. Vi è insediato come principe di Montenevoso, forse a scrivere degli altri "Romanzi del giglio" o degli altri Innocenti o degli altri Trionfi della Morte.
Il poeta è stato denunciato un giorno come un oltraggiatore al pudore e un eccitatore alla corruzione. Mussolini lo ha messo in alto e l'ha protetto per un pezzo dalla fama d'istrione.
XXII
L'ESUMAZIONE DI FRANCESCO CRISPI
Forse neanche Lenin, quando torreggiava su tutti gli uomini di fama, avrebbe veduto i siciliani così festanti come li ha veduti Benito Mussolini. Non ci furono ritegni. Classi e masse, ricchi e poveri, furono tutti sulla sua strada con le ovazioni strepitose. Io non avrei creduto. Conoscevo le rivolte siciliane. Conoscevo le inquietudini dell'isola. Mi ricordavo dei diluvi furiosi per non udire clamorosi dissensi. Guai poi se avessi preveduto la pomposa esaltazione di Francesco Crispi, morto strapazzato da tutte le lingue e da quasi tutte le penne. Pareva non ci fosse stato più nulla. Con una alzata di mano il tribuno Mussolini avviò i cervelli all'ossequio. Tutti rimasero tranquilli e rispettosi. Le generazioni che applaudivano Benito Mussolini parevano in adorazione di colui che era entrato nella storia quasi come l'organizzatore e il condottiero dei Mille. Non altero la storia. Lo lascio adagiato nella megalomania. Lo aiuto a bistrattare i piagnoni e gli assertori di povertà. Ma dove andiamo a finire se permettiamo agli oratori di esumare con il cappello in mano il fucilitore dei suoi concittadini che erano malcontenti di morire nella ignoranza e nella fame, in mezzo ai baroni e ai grandi proprietari dell'isola liberata dai Borboni?
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