Il nome dell'ex dittatore al potere fu sinonimo, per un pezzo, di corruzione. Come si diceva di Depretis, si diceva di Crispi: non era possibile avere con loro un governo morale; con l'applicazione degli stati d'assedio non si poteva conciliare lo Stato con l'opinione pubblica. È venuto un momento in cui Crispi era diventato intollerabile. Era in giro come un truffatore. È più che noto il plico di Giovanni Giolitti che ha costernato la Camera. Il Presidente del Consiglio non veniva più discusso. Lo si attaccava con prosa vituperevole. Le ingiurie venivano propalate e servivano di modello a coloro che prendevano parte ai dibattiti che lo esecravano e maledivano. Crispi era il peggiore ribaldo che avesse governato l'Italia. Non so più chi lo abbia detto. Il suo ministero fu il più scellerato che avesse vissuto. Fu un dittatore bestiale e sanguinario. Giosuè Carducci che doveva al Crispi molta benevolenza e la sua elevazione, ne fu addoloratissimo. Gli pareva impossibile che si fosse venuti alla maledizione di un uomo stato adorato da più generazioni. Tanta ingratitudine gli aveva fatto gruppo alla gola. E io lascio passare il rigurgito affettuoso carducciano.
Caro grande amico, nulla oggimai vi manca di ciò che per lo più è toccato ai sommi cittadini nella storia dei popoli; né dopo salva la patria, l'ingratitudine di quelli che vi invocavano; né, dopo il colpo dell'assassino, l'aggressione di quelli che voi amaste e beneficaste. La procella selvaggia né anche risparmiò il giovine capo della figlia presso le nozze.
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