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      È un'individualità. Fu sempre nemico dei socialisti. La sua teoria era di prendere pane dove ce n'era e di non pagare i debiti agli esercenti. A Parigi gustava il sovversivismo tempestoso. Ha giudicato molti uomini francesi ed italiani che avevano fatto storia. Crispi non fu certamente fra i suoi idoli. Egli - se non avesse fatto altro - avrebbe sfrattata dall'Italia la gioventù calda di idee nuove, credendo di liberarla dai cervelli balzani. Fu una reazione tremenda quella di Crispi. Crispi ne ha mandati in galera fin che ha potuto farli agguantare, ne ha lasciati passare alla frontiera quando non ha potuto gettar loro al collo il guinzaglio e li ha calcati nei domicili coatti fin che ha potuto.
      Il Rocca aveva un triplice aspetto di militante, studioso e di operaio. In verità non c'è più nulla in lui di quelle tre concezioni. È asceso troppo in alto. Non ha più tempo di occuparsi di tendenze come quando si chiamava Libero Tancredi. Adesso ce lo descrivono come un furioso e un iconoclasta, un ipercritico, o un' altezzoso. Guadagna quello che guadagna. Il suo nemico dello stesso partito gli attribuisce un totale di duecentomila lire all'anno. Libero Tancredi, come si chiamava una volta, in questi giorni, ha avuto uno scoppio di bile. Ha buttato tutto dalla finestra. Il 15 maggio ha rassegnato il benessere al Presidente del Consiglio: le dimissioni da vicepresidente dell'Istituto di Assicurazioni, da consigliere di due società collegate con l'Istituto e da amministratore della Raffineria Petrolifera di Fiume.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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